Performance pittorica ispirata da IL FASCINO DELL'IDIOZIA, di Zaches Teatro
presso Teatro dell'Orologio, il 23 aprile 2015
 
"La tangibilità dell'inquietudine"
In ricordo di un pittore mai vissuto. 
In ricordo di una danza mai esistita. 
Tecnica mista su cartoncino
70x50 cm


La danza è ispirata alle pitture nere di Goya, corpi, braccia e gambe emergono da una completa e complessa oscurità, mentre gli occhi dello spettatore sono incantati da un andamento quasi irreale. L'analogia con le mie opere pittoriche è evidente e mi ha spinta ad avvicinarmi a questo spettacolo che ha le sue origini nella pittura, si trasforma in movimento e suono, per tornare infine alla sua genesi. 
Le opere di Goya e questo meraviglioso spettacolo indagano le inquietudini, l'isolamento e la drammatica condizione sociale attuale.
Per vedere il video della danza: https://www.youtube.com/watch?v=fSyvbKu4sjI
 
 

Goya, angoscia ed idiozia secondo Zaches Teatro
Articolo di CAROLINA TRUZZI
Il fascino dell'idiozia

“E’ una pittura sonora dipinta da un idiota sordo” il nuovo spettacolo di Zaches Teatro, gruppo fiorentino dalle fascinazioni russe. Grotteschi, amari, poetici e bellissimi nel loro teatro di parola, gesto e suono. Con "Il fascino dell’idiozia" (progetto finalista al Premio Equilibrio 2009 all’Auditorium Parco della Musica di Roma) ci hanno regalato un’esperienza immersiva nelle atmosfere delle Pitture Nere di Goya, dipinte di getto sul muro della casa del pittore spagnolo mentre lui diventava sordo. 
Ne abbiamo parlato con Luana Gramegna, Francesco Givone, Enrica Zampetti e Stefano Ciardi.

Che cosa significa diventare idioti? Come avete portato avanti il lavoro sulla menomazione?
Il progetto nasce appunto dalle suggestioni delle Pitture Nere di Goya: il buio, l’oscurità... Abbiamo sperimentato il lavoro sulla luce, ci siamo chiesti che cosa vuol dire abituarsi all’oscurità, che cosa implichi entrare in questo buio. Da lì abbiamo deciso di nascondere il tutto per darne solo delle parti. Le presenze in scena sono dei sagomatori, dei tagli di luce, degli squarci nel buio che fanno solo intravedere.

Lavorate con una grande capacità e naturalezza del gesto e del corpo. Come si coniuga il lavoro sulla menomazione e la percezione distorta con quello sui vostri corpi e la vostra gestualità?
Fino ad ora abbiamo lavorato su personaggi, con le maschere. Con "Il fascino dell’idiozia" volevamo sentirci più liberi. In scena non c’è il personaggio caratterizzato, ma presenze che - attraverso espressioni e gestualità - esprimono qualcosa di universale e non caratteristico di un certo personaggio. Abbiamo voluto rendere sensorialmente un inventario umano, dare tridimensionalità alle atmosfere di Goya.

Ci immaginiamo un uomo sordo, chiuso nella sua idiozia, che butta fuori la propria angoscia. E' così?
Davanti al pubblico c’è un muro, lo stesso su cui Goya dipinse le celebri pitture. Abbiamo voluto ricreare questo muro, attraverso cui, gradualmente, si penetra nell’oscurità e si creano presenze. Al primo impatto non sono visibili ma poi entrano in scena con una certa violenza. Il nero per Goya è dominante, e quel poco di svelato che abbiamo è di una forza pazzesca. La genesi delle figure è violenta, e nasce dall’idea della creazione: perché tutto è dato di getto, di impeto. Abbiamo voluto offrire a tratti, per brandelli di corpo, e forse senza dare mai l’immagine totale, tant'è che la visione completa viene subito tolta. Chi guarda deve cercare e completare.

Qual è l’importanza del suono?
Sono suoni un po’ di rapina; li abbiamo registrati in vari luoghi di Madrid e poi elaborati in studio. Nello spettacolo il materiale sonoro registrato viene utilizzato insieme ai suoni live, captati da microfoni posizionati in scena e rielaborati in tempo reale.

Possiamo definirlo uno spettacolo di danza?
L’idea è stata quella di indirizzarlo sulla danza, mentre prima facevamo spettacoli di teatro di figura. Abbiamo così aperto un altro canale; è stata un’esigenza: il lavoro doveva cambiare.

Le influenze russe, l’inquietudine di Goya, il Faust: il vostro è un lavoro amaro dalle atmosfere cupe e grottesche. Siete depressi?
No, ma il grottesco ci circonda. Siamo amari, ironici, l’esistenza non è cosa facile; e senza ironia diventa impossibile. E’ compito dell’arte rivelare questo aspetto, altrimenti la vita sarebbe un po’ noiosa…

IL FASCINO DELL'IDIOZIA 
regia, coreografia e drammaturgia del suono: Luana Gramegna
scene e maschere: Francesco Givone
drammaturgia: Zelda Marcus
performer: Luana Gramegna, Chiara Innocenti, Enrica Zampetti
video-music & live electronics: Stefano Ciardi
voce: Enrica Zampetti
produzione: Zaches Teatro 
co-produzione: Kilowatt festival 2009 con il sostegno di Teatro Studio di Scandicci, C.R.T. Milano, Eruzioni Festival 2009, Teatro Comunale Giovanni Papini di Pieve S. Stefano 

Visto a Milano, Pim Spazio Scenico, il 26 marzo 2010
''Gravidanza e parto collettivo''
2014
Parco Nemorense, Colour Park 
 
L’arte è estrema manifestazione della propria libertà; 
non ha l’arroganza di appartenere solo ad alcuni,
non ha la presunzione di imporre le proprie ragioni, 
non ha stile, né forma, né pregiudizi nei confronti di chi la pratica. 
Solita a dipingere corpi e nudi femminili, 
questa sera scelgo coscientemente di confrontarmi con una figura maschile.
E’ una sfida che voglio affrontare in pubblico.  
Solita a lavorare su un’opera per giorni - settimane se necessario - oggi avrò poche ore a disposizione. 
Solita a non mostrare l’opera prima che sia terminata, 
è durante quest’evento che seguirete passo dopo passo 
la gravidanza e il parto di una nuova creatura. 
Sfido me stessa, sfido voi e la vostra sensibilità. 
Sfido il limite di tutti coloro che percepiscono l’arte come entità estranea, lontana e astratta. 
Sfido le vostre emozioni e qualunque vostra esitazione. 
Sfido le aspettative, eterne prigioni della nostre menti.  
Vi dono me stessa, 
vi dono la mia incertezza nella rapida esecuzione del dipinto, 
vi dono il mio timore nel confrontarmi con una figura maschile, 
vi dono la paura di mostrare l’opera “incompiuta”, 
vi dono la gelosia delle mie opere.
A voi chiedo di donarmi parte della vostra anima e il vostro istinto,
chiedo di non tirarvi indietro. 
A voi, mi affido.
 
Fotografia di Matteo Nardone
IL DONO PIU’ GRANDE CHE TU POSSA FARMI QUESTA SERA 
E’ QUELLO DI CONTRIBUIRE ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA. 
TI INVITO A FARTI ACCOMPAGNARE DA ME AL CAVALLETTO E AD INTERVENIRE SULLA TELA PER ALCUNI MINUTI 
CON I PENNELLI E I COLORI CHE TROVERAI SUL TAVOLINO.
NON E’ IMPORTANTE CHE TU SAPPIA DIPINGERE, QUINDI NON ESITARE. 
NON GUARDARE CHI TI E’ ACCANTO IN QUESTO ISTANTE. 
NON FARMI DOMANDE. 
QUALUNQUE COSA FARAI SARA’ GIUSTA, DUNQUE NON AVERE DUBBI. 
E’ IL TUO MOMENTO. CONCENTRATI SOLO SULLE TUE PIU’ PROFONDE SENSAZIONI. NON TIRARTI INDIETRO. 
AL TERMINE DELL’INTERVENTO E’ IMPORTANTE CHE FIRMI VICINO ALLA PARTE DA TE DIPINTA. 
TI RINGRAZIO MOLTISSIMO. 

VIOLETTA CARPINO

 
IL DONO PIU’ GRANDE CHE TU POSSA FARMI QUESTA SERA 
E’ QUELLO DI CONTRIBUIRE ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA. 
TI INVITO A FARTI ACCOMPAGNARE DA ME AL CAVALLETTO E AD INTERVENIRE SULLA TELA PER ALCUNI MINUTI 
CON I PENNELLI E I COLORI CHE TROVERAI SUL TAVOLINO.
NON E’ IMPORTANTE CHE TU SAPPIA DIPINGERE, QUINDI NON ESITARE. 
NON GUARDARE CHI TI E’ ACCANTO IN QUESTO ISTANTE. 
NON FARMI DOMANDE. 
QUALUNQUE COSA FARAI SARA’ GIUSTA, DUNQUE NON AVERE DUBBI. 
E’ IL TUO MOMENTO. CONCENTRATI SOLO SULLE TUE PIU’ PROFONDE SENSAZIONI. NON TIRARTI INDIETRO. 
AL TERMINE DELL’INTERVENTO E’ IMPORTANTE CHE FIRMI VICINO ALLA PARTE DA TE DIPINTA. 
TI RINGRAZIO MOLTISSIMO. 

VIOLETTA CARPINO

 
IL DONO PIU’ GRANDE CHE TU POSSA FARMI QUESTA SERA 
E’ QUELLO DI CONTRIBUIRE ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA. 
TI INVITO A FARTI ACCOMPAGNARE DA ME AL CAVALLETTO E AD INTERVENIRE SULLA TELA PER ALCUNI MINUTI 
CON I PENNELLI E I COLORI CHE TROVERAI SUL TAVOLINO.
NON E’ IMPORTANTE CHE TU SAPPIA DIPINGERE, QUINDI NON ESITARE. 
NON GUARDARE CHI TI E’ ACCANTO IN QUESTO ISTANTE. 
NON FARMI DOMANDE. 
QUALUNQUE COSA FARAI SARA’ GIUSTA, DUNQUE NON AVERE DUBBI. 
E’ IL TUO MOMENTO. CONCENTRATI SOLO SULLE TUE PIU’ PROFONDE SENSAZIONI. NON TIRARTI INDIETRO. 
AL TERMINE DELL’INTERVENTO E’ IMPORTANTE CHE FIRMI VICINO ALLA PARTE DA TE DIPINTA. 
TI RINGRAZIO MOLTISSIMO. 

VIOLETTA CARPINO
 
IL DONO PIU’ GRANDE CHE TU POSSA FARMI QUESTA SERA 
E’ QUELLO DI CONTRIBUIRE ALLA REALIZZAZIONE DELL’OPERA. 
TI INVITO A FARTI ACCOMPAGNARE DA ME AL CAVALLETTO E AD INTERVENIRE SULLA TELA PER ALCUNI MINUTI 
CON I PENNELLI E I COLORI CHE TROVERAI SUL TAVOLINO.
NON E’ IMPORTANTE CHE TU SAPPIA DIPINGERE, QUINDI NON ESITARE. 
NON GUARDARE CHI TI E’ ACCANTO IN QUESTO ISTANTE. 
NON FARMI DOMANDE. 
QUALUNQUE COSA FARAI SARA’ GIUSTA, DUNQUE NON AVERE DUBBI. 
E’ IL TUO MOMENTO. CONCENTRATI SOLO SULLE TUE PIU’ PROFONDE SENSAZIONI. NON TIRARTI INDIETRO. 
AL TERMINE DELL’INTERVENTO E’ IMPORTANTE CHE FIRMI VICINO ALLA PARTE DA TE DIPINTA. 
TI RINGRAZIO MOLTISSIMO. 

VIOLETTA CARPINO
 
''Gravidanza e parto collettivo''
2014
Live painting, acrilico su tela 
Parco Nemorense, Colour Park 

 
''Auguri di Natale''
2013
Planet Roma
''Martelive”, sezione pittura
“Mutilata”
2013
Olio su tela
Palazzo dei Congressi
“Marathon Village”
Fotografia di Luigi Ieluzzo
“Non ancora liberi”
2012
performance artistica presso Terme di Caracalla
Festa dell’Unità di Roma 
 
Fotografia di Matteo Lippera
Fotografia di Matteo Lippera
Arte performativa
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Arte performativa

Performance per la sensibilizzazione in merito alla violenza sulle donne.

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